Brussels Blog
Sunday, March 19, 2006
  I paladini dell'identita'
The Sunday Times Roamer’s Column is Malta’s own one-man-band version of the teo-con movement: a Bush supporter, an Iraq War supporter and an avowed Churchgoer.
Fair enough. To each his own.
But ever since ‘liberal forces in Europe’ decided to ditch both Rocco Buttiglione and the “Christian heritage clause” in its draft Constitution, the man has used his column - Sunday after ruddy Sunday - to describe Europe as a doomed, secular, un-Christian place where liberal values have run amok. That is, a place that doesn’t fit his bleuprint of a morally ‘fit’ society which, reading his column, would probably resemble a cross between Bush’s US of A and Mikiel Gonzi’s Malta.

Roamer kisks off this Sunday’s column by grappling with - and condemning - racism a la Maltaise:

That a Christian acts and speaks as a racist is a contradiction that goes without saying; or does it? The pity of it all is that there are those among us who not only deny this. They flaunt the contradiction. A warped belief in their superiority has rejected their Christian roots.

So far so good. Although it doesn't even seem to have crossed his homogeneous mind that the cowards who burnt those cars at St. Aloysius' College might not, in fact, define themselves as Christians.

But here he is, ending this Sunday’s meandering romp across the world with a misguided Exocet in the direction of his imaginary Sodom and Gomorrah – “secular Europe”.

Such an outcome will in great part be due to a self-satisfied, secular, demographically doomed Europe and its forgetfulness in such matters as the exhortation to increase and multiply and failing to hold firm to beliefs that made Europe what it is. The enemy is within the dying soul of Europe. Only a renaissance will return it to life.

Guessing what Roamer's 'renaissance' would entail isn't too difficult.

Faced with a depressing choice between this sort of teo-con onslaught and the analysis of the local council election results in your own country’s newspapers, you tend to turn to the foreign press for something better.

In this article in La Repubblica, Gustavo Zagrebelsky, former president of the Italian Constitutional Court, takes on the Roamers of this world revealing that they may have a few ‘warped beliefs’ of their own.

I paladini dell’identita e la tolleranza dell’Occidente

Il lamento sull’identita’che manca e’ diventato un luogo comune del dibattito politico. Si puo fare bella figura a poco prezzo con qualche perorazione sulla carenza di “valori” identitari e cosi’ c’e’ perfino modo di farsi notare, magari per farsi largo in una campagna elettorale. […]

In breve si ragiona come se le nostre societa’ fossero prive d’identita’, avendola perduta o distrutta, e si discute percio’ di come darne loro una nuova o di come riprestinare l’antica. La riscoperta’ delle radici cristiane e’ il punto di arrivo di questi ragionamenti. Poiche in apparenza si tratta di colmare un’assenza, i promotori d’identita’ si presentano come portatori di doni disinteressati a un tipo di societa’ che ha bisogno di loro, per sopravvivere. Ma non e’ cosi’. Essi agiscono non per riempire vuoti ma per avviare sostituzioni. Onde, fuor di contraffazione, deve dirsi che essi combattono una battaglia di egemonia culturale che non e’ solo per, ma innanzitutto contro. Non sono benefattori ma conquistatori. Precisamente, sono cavalli di Troia. […]

Le societa’ che essi descrivono sarebbero luoghi di disgregazione e disperazione, relativismo, egoismo e mancanza di nerbo morale, tutti prodotti del famigerato “pensiero debole”…esse sarebbero preda di una pulsione all’autodistruzione o alla capitolazione. […]
Tutto cio’, in generale, sarebbe il frutto avvelenato della secolarizzazione e di una cultura degenerate senza valori. […]
Questi, piu’ o meno, I tratti delle societa’ laiche, “post-moderne” o “avanzate”, secondo I nostri postulatori di identita’.

Davvero le nostre società sono prive di valori? Forse si dimenticano troppo facilmente gli apporti ideali che, in una storia plurisecolare, sono venuti plasmando la nostra vita collettiva, apporti che hanno tanti nomi in corrispondenza ad altrettante conquista politiche, sociali e culturali: tolleranza nei confronti delle fedi di tutti, laicità, libertà e socialità, razionalismo, pluralismo, uguaglianza, diritti umani, costituzionalismo, democrazia. Alla base, c'è la persona umana come tale e la sua dignità, in quando appartenente al genere umano e indipendente dalla appartenenza a questa o quella fede, religione , stirpe, comunità politica, tutto questo, indubitabilmente, è identità. Essa, a differenza di quella dei procacciatori di identità perdute, non poggia su elementi concreti del tipo: una fede, una religione, una tradizione, una ideologia o una mitologia, una storia, una terra, una stirpe, ecc. Non poggia su unità pre-date perché la democrazia pluralista, per condurre a una vita comune le sue tante componenti, senza far uso della violenza, deve far leva soprattutto su valori astratti, non concreti; formali o procedurali, non materiali [...]

Per quanto astratti e formali, tuttavia, questi non sono "meno valori" di quelli materiali e concreti. Anzi, dal punto di vista del loro significato politico, sono più alti, sono meta-valori, in quanto consentono rispetto e convivenza pure tra quanti aderiscono a visioni della vita diverse, tra quanti aderiscono a differenti valori materiali e concreti, tra quanti, in breve, si riconoscono in distinte identità. Questi caratteri astratti e formali della democrazia, pur così preziosi per chi crede, appunto, nella democrazia, sono fragili e, per questo, c'è da temere dall'attacco dei paladini delle forti identità materiali e concrete. Si consideri infatti la natura di tali caratteri, una natura relazionale: tolleranza, uguaglianza, diritti, democrazia, ecc. non possono vivere se non sono accettati in una rete di rapporti in cui ciascuno è disposto a dare agli altri quel che pretende per se stesso. Sotto questo aspetto, il loro presupposto psicologico è la benevolenza degli uni verso gli altri, un atteggiamento di reciprocità dello spirito agli antipodi rispetto a quello di diffidenza, risentimento, se non qualche volta addirittura di disprezzo o odio, che muove i nostri baldanzosi postulatori di identità. L'identità della democrazia richiede un'elevata misura di responsabilità nei confronti della dimensione collettiva dell'esistenza.

Non così le identità materiali, che vivono per se stesse, ciascuna per proprio conto, e possono contare sulla forza e sulla violenza per imporsi sulle altre. Ecco in che cosa consiste la fragilità delle nostre società, in quanto non rinuncino a essere se stesse: vivono solo a condizione che le parti costitutive siano disposte e riescano a comporsi, senza fare affidamento sull'ordine imposto dalla forza che divide.
 
Comments:
This materalist rhetoric is pretty worn out, if you start to look at it. Then again, a recent issue of Prospect made a brief reference to Ronald Inglehart in the context of the Cameroonian revolution in the UK Tory party (Consult me for literature). Maybe that's what Malta is suffering from. People are just doing to damn well, yeeehah!
 
Quoi?
 
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